LA LOCANDIERA / GOSTIONIČARKA MIRANDOLINACarlo Goldoni
Strabiliante e coinvolgente, originale e del tutto innovativo, sobrio e ritmico. Un classico goldoniano rivisto in chive moderna, gioioso ma al tempo stesso anche cupo e tenebroso, con una Mirandolina indimenticabile interpretata da Valentina Banci. Una “Locandiera” rivisitata, però, nella maniera voluta dal regista Paolo Magelli, che nella rilettura del classico goldoniano ha reso Mirandolina una figura libera da tutti I cliché del Teatro del Settecento, ma al contempo una donna condannata all’infelicità.
Gianfranco Miksa, La Voce del popolo
Oduševljeni povici publike i dugotrajni pljesak dokaz su uspješnosti Magellijeve verzije ovog klasičnog djela. Iako je nastala prije skoro tristo godina, ovom je realizacijom dokazano da je „Gostioničarka Mirandolina” zapravo svevremenska, univerzalna drama koja krije brojne tragično-realistične elemente. Magelli je primarizirao upravo te elemente pa se, unatoč komičnim scenama, nakon odgledane predstave u publici javljaju osjećaji tjeskobe i žaljenja.
Karla Dolenčić, Ziher.hr
TRAJANJE PREDSTAVE:
Predstava traje 1 sat i 55 minuta, izvodi se bez pauze.
La riforma della Commedia dell’arte
Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707, in un una famiglia benestante:
Mia madre mi diè alla luce quasi senza dolore, onde mi amò anche di più; e io non detti in pianto, vedendo la luce per la prima volta. Questa quiete pareva manifestare fin d’allora il mio carattere pacifico, che non si è mai in seguito smentito.
Ero la gioia di casa. La mia governante diceva che avevo ingegno. Mia madre prese cura di educarmi, e il mio genitore di divertirmi. Fece fabbricare un teatro di marionette, le maneggiava in persona con tre o quattro suoi amici, e in età di quattr’anni trovai esser questo un delizioso divertimento.
Si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza che frequentò in diverse città. Tuttavia gli studi si protrassero anche a causa del gusto per il vagabondaggio e l’indole dell’autore. Fu perfino estromesso dalla facoltà per una satira sulle pavesi, in cui derideva la morale piccolo-borghese e nella quale diversi suoi professori si riconobbero. Oppure ancora: fuggì infante a Chioggia a bordo di un’imbarcazione con una compagnia di prosa…
Dopo varie peripezie riuscì finalmente a laurearsi in giurisprudenza a Padova, ma si occupò di legge solo sporadicamente, poiché “inficiato” di teatro già in fasce.
Dedicò al teatro tutta la sua vita, e morì a Parigi del 1793, come spesso accade, nella più completa miseria. Ai tempi di Luigi XVI percepiva ancora un modesto compenso quale pensione reale che gli fu tuttavia revocata dopo la Rivoluzione francese. Quando le forze rivoluzionarie si decisero finalmente di restituirgli la pensione – neppure la notizia riuscì a pervenire in tempo. Infatti, morì proprio quel giorno.
Il piccolo Carlo stese la sua prima “commedia” poco prima dei nove anni e da allora non mollò mai. È autore di numerose cantate e serenate, tragicommedie e intermezzi, melodrammi. Ma le più significative, tra le sue opere, sono le commedie che vantano un numero poderoso: quasi due centinaia. Tra le sue commedie più famose si possono annoverare: La bottega del caffè, Gl’innamorati, I rusteghi, Le baruffe chiozzotte, La vedova scaltra, Memorie, La trilogia della villeggiatura, e, ovviamente, La Locandiera.
La storia del teatro lo ricorda come riformatore della commedia: avviò la trasformazione degli scenari semplici, i canovacci, della commedia dell’arte, eliminando le maschere e l’eccesso di intrighi e insistendo sull’approfondimento psicologico dei personaggi e il consolidamento della trama scenica.
Le sue innovazioni non si sono quindi arrestate a banali modifiche di forma e di tecnica, ma hanno affrontato di petto il teatro dell’improvvisazione nel quale l’attore sfoggiava la propria bravura interpretando ruoli non scritti. E come? Introducendo un testo interamente scritto che assicurava la multidimensionalità dei personaggi delineati a tutto tondo, garantiva un intreccio e una situazione drammatica logica.
A differenza di Molière, che fu il suo modello, ispirandosi alla vita quotidiana e descrivendo personaggi del ceto cui lui stesso faceva parte, scelse di non eccedere nella critica dei difetti o, viceversa, nella lode delle virtù umani, bensì conservò e propose personaggi che non rappresentano, in una maniera astratta, il male o il bene assoluto, personaggi viziosi con cui chiunque di noi – in qualsiasi epoca – potrebbe identificarsi. La sua è una critica ottimistica e benevolente nei confronti di tutti i personaggi, a prescindere dalla loro indole, una critica che trova il suo punto di forza morale nel senso comune. Caratteri realistici, aperti, in situazioni spiritose e senza tempo che richiedono una dose di libertà nell’interpretazione dei significati del pezzo da parte del regista e, contemporaneamente, il coraggio interpretativo dell’attore mentre offrono analogie con la nostra epoca.
All’inizio della sua attività pionieristica, Goldoni fu e lodato e celebrato. Ma il successo fu di breve durata. Molto presto si moltiplicarono attacchi e critiche sul suo conto. Perché a quei tempi, gli oppositori alla riforma del teatro, armati di conservativismo (capofila Carlo Gozzi, che imputò a Goldoni l’immoralità della commedia e un realismo socialmente pericoloso), sferravano furiosi attacchi, non comprendendo la capacità goldoniana di tangere mediante la sua opera contemporaneamente il passato e anche il presente della prosa e del teatro. Goldoni, naturalmente, non si diede per vinto, affrontò i critici ed i contestatori nell’unica maniera a lui idonea – con carta e penna. Si recò a Roma, operò a Bologna e a Parma… nel 1753 stese La locandiera.
Nel periodo tra il 1760 e il 1762 rientrò a Venezia dove continuò a comporre. In quell’epoca nacquero alcuni dei suoi più grandi capolavori.
Tuttavia, deluso e sfinito dalle polemiche e contestazioni, decise di accettare l’invito della Comedie Italienne di Parigi, dove si recò nel 1762.
In quell’Italia, dalla quale fu sostanzialmente cacciato dall’incomprensione dei contemporanei, non fece mai più ritorno.
La locandiera è un autentico esempio della commedia goldoniana riformata, che non rinuncia alla semplicità dell’improvvisazione, all’acrobazia, che rigetta la maschera a favore della definizione del carattere, nei cui vizi e virtù il pubblico può identificarsi ieri come oggi, come pure può riconoscere lo sforzo del singolo a lottare per l’attualizzazione utopica. Infatti, tra i nostri protagonisti non vi sono modelli astratti di irraggiungibili virtù né personificazioni di male assoluto, bensì un riconoscere, negli atti dei personaggi, i caratteri che la vita stessa ha generato permettendoci di indicare, grazie all’umorismo, il loro disagio esistenziale. Esso, poi, apre lo spiraglio di conseguenza agli effetti tragicomici. Ricercando nel magico surrealismo, con la dovuta serietà, evitando la superficialità nell’approccio cui l’autore è spesso esposto, ciò che davvero possiamo trovare nella sua opera e che ci ha guidati nella messinscena di questo spettacolo ovvero il fatto letterario che Goldoni è una sorta di Cehov ante temporem. Un autore nel quale si può rinvenire molto più della limitata e cronica debolezza dei suoi tempi.
La struttura drammaturgica de La locandiera è frammentaria nonostante sia avvolta in una veste narrativa. È mosaica, polimorfa, intessuta di coincidenze. Tale dinamica apertura nella forma ci impedisce di ricorrere a soluzioni stereotipate nella decodifica drammaturgica del testo, non permette la staticità della scena, ma ricerca un allestimento che metta in discussione attivamente i significati eterni e contemporanei della pièce.
I protagonisti di questa commedia abbondano nella varietà di atteggiamenti che modulano con incredibile rapidità e per inaspettate cause vengono a trovarsi in situazioni tratte da comunissime giornate di una ugualmente comune vita.
Tuttavia, proprio per la quasi frammentaria struttura e per il pulsante, motorio umorismo caratteristico per l’autore, tali situazioni escono dal comune, e la loro successione risveglia una malinconia riconducibile a Cehov, una tristezza che accompagna le speranze deluse, quella che nello spettacolo conduce ad un, ma solo in apparenza, lieto fine. Poiché la commedia è sempre profondamente intessuta di infelicità. Pertanto, la nostra moderna condizione (a)sociale ci impone a smascherare quel lieto fine de La locandiera, in cui si specchia la nostra sempre più chiara rovina, dove il comico risiede esclusivamente, di nuovo, nella maschera che cela una lotta senza quartiere per il proprio attimo di felicità. Ma, la felicità, a conti fatti, rimane irraggiungibile. Perché viviamo in un tempo che ci ha revocato il diritto all’Utopia.
Željka Udovičić Pleština
Goldonijevska reforma komedije
Carlo Goldoni rodio se 1707. godine u Veneciji, u imućnoj liječničkoj obitelji: Majka me dade na svijet gotovo bez boli i zato me još više voljela. Nisam zaplakao kada sam prvi put ugledao svjetlost dana, a u toj se blagosti valjda već odonda očitovala moja mirna narav… Bio sam radost ukućana: sluškinja je govorila da sam darovit, majka se brinula o mome odgoju, a otac o mojoj zabavi. Dao je sagraditi kazalište lutaka i sam je njime rukovao uz pomoć svojih prijatelja. Kad su mi bile četiri godine, otkrio sam da je divna ta razonoda.
Upisao je pravo, ali školovanje mu se odužilo i to po raznim gradovima zbog lutalačke osobnosti i tempreamenta, čak je bio i izbačen s fakulteta zbog jedne satire kojom je ismijao malograđanski moral, a mnogi su se profesori u njoj s lakoćom prepoznali. Ili na primjer: još kao mladić, u vrijeme studija, pobjegao je glumačkom lađom u Chioggiu i proveo nekoliko dana na putu s glumačkom družinom… Nakon svih tih peripetija uspio je diplomirati u Padovi, no pravničkim se poslom bavio tek sporadično jer se, dakle, zarana zarazio kazalištem. Teatru je posvetio čitav život tako da je, kako to već biva, umro u bijedi u Parizu u veljači 1793. godine. U vrijeme Louisa XVI. još je dobivao malu kraljevsku mirovinu, no nakon Francuske revolucije ona mu je bila ukinuta. Kad su mu revolucionarne vlasti konačno odlučile vratiti pravo na mirovinu – vijest nije uspjela stići do njega na vrijeme. Naime, upravo toga je dana umro.
Svoju prvu „komediju” mali Carlo napisao je s nepunih devet godina i od tada gotovo da nije ispuštao pero iz ruke. Autor je mnogih kantata i serenada, tragikomedija i intermezza, melodrama, a najznačajnije su mu i najbrojnije upravo komedije, napisao ih je čak oko dvije stotine. Neke od najpoznatijih su: Kavana, Zaljubljenici,, Grubijani, Ribarske svađe, Lukava udovica, Uspomene, Trilogija o ljetovanju i, naravno, Gostioničarka Mirandolina. Danas ga povijest kazališta prepoznaje kao reformatora komedije jer je uporno inzistirao na transformaciji jednostavnih scenarija commedie dell’arte odbacujući komediju maske i intrige, a inzistirajući na razradi karaktera te čvršćoj strukturi drame. Njegove se, dakle, inovacije nisu svele na puke formalne i tehničke promjene, već su se obračunavale s teatrom improvizacije u kojem je glumac svoju vještinu dokazivao na nenapisanim ulogama uvodeći cjelovit dramski tekst koji je likovima osiguravao višedimenzionalnost, garantirao logičan zaplet i dramsku situaciju. Za razliku od Molièrea koji mu je bio uzor, crpeći teme iz svakodnevnog života i opisujući ljude kojima i sam pripada, ne odlučuje se u svojoj kritici ljudskih mana i hvaljenju vrlina biti prestrog i isključiv, već nam svojim humanizmom osigurava i ostavlja likove koji nisu apstraktno zlo ili pak dobro samo, nego ljudi kakve poznajemo, poročni na način da se u njima doista može svatko i u svakom vremenu prepoznati. Njegova je kritika optimistična i naklonjenost svim junacima, pa ma kakvi oni bili, nedvojbena – njegovo je moralno uporište zdrav razum. Realistični, otvoreni karakteri i duhovite, bezvremenske situacije zahtijevaju redateljsku slobodu u iščitavanju značenja komada, ali i glumačku hrabrost u interpretaciji nudeći analogije s našim vremenom.
Goldoni je na početku svog pionirskog puta bio slavljen i hvaljen.
No, taj je uspjeh bio kratkog daha. Ubrzo je bio izložen brojnim kritikama i napadima. Jer u ono vrijeme protivnici teatarske reformacije naoružani konzervativizmom (prije svega Carlo Gozzi koji mu je predbacivao nemoralnost komedija i društveno opasni realizam) žestoko su ga napadali ne razumijevajući njegovu sposobnost da istovremeno svojim djelom dodiruje prošlost i budućnost, kako drame tako i kazališta. Naravno, Goldoni ne odustaje, već ulazi u borbu sa svojim kritičarima i osporavateljima birajući za oružje ono koje mu jedino i pristoji – pero i papir. Odlazi u Rim, djeluje u Bologni, Parmi… Godine 1753. piše Gostioničarku Mirandolinu.
U razdoblju od 1760. do 1762. ponovo se vraća u Veneciju gdje nastavlja pisati i tada nastaju neka od njegovih ponajboljih djela. Ipak, razočaran i umoran od polemika i osporavanja, odlučuje prihvatiti poziv Comedie Italienne iz Pariza kamo 1762. i odlazi. U Italiju iz koje je ponašanjem i nerazumijevanjem suvremenika gotovo otjeran, nikada se više nije vratio.
Mirandolina je pravi primjer goldonijevske reforme komedije, one koja odustaje od jednostavnosti improvizacije, akrobacije, koja odbacuje masku u korist definiranja karaktera u čijim se manama i vrlinama publika može, kako onda tako i danas, prepoznati, kao što prepoznaje i nastojanja njegovoga pojedinca u borbi za ostvarenjem utopije. Jer među našim junacima nema apstraktnih modela nedostižnih ljudskih vrlina niti onih koji utjelovljuju apsolutno zlo, već se u postupcima likova prepoznaju karakteri koje je generirao sam život omogućujući nama time da pokažemo i prokažemo, uz pomoć humornoga, njihovu egzistencijalnu tjeskobu. Ona pak otvara scenski prostor tragikomičnim učincima. Tražeći u magičnom nadrealizmu, ali s dužnom ozbiljnošću izbjegavajući površnost pristupa kojem je ovaj autor često izložen, ono što doista možemo pronaći u njegovom pismu i što nas je vodilo i inspiriralo prilikom uprizorenja i ovog njegovog komada jest literarna činjenica da je Goldoni svojevrsni – Čehov ante temporem. Pisac u kojem mora i može pronaći mnogo više od ograničena kroničara slabosti svoga vremena.
Dramaturška struktura Mirandoline je fragmentarna, iako se zaodijeva u narativnu formu. Ona je mozaička, mnogoprizorna, satkana kao niz slučajnosti. Takva dinamična otvorenost forme zabranjuje nam posezanje za stereotipnim rješenjima u scenskom i dramaturškom dešifriranju ovoga teksta, ne dozvoljava statičnost slike, već traži modus uprizorenja koji aktivno diskutira svevremeno i suvremeno značenje komada.
Junaci ove komedije obiluju različitim raspoloženjima koja mijenjaju iznenađujućom brzinom i neočekivanim povodima u situacijama istrgnutim iz sasvim običnog dana nekog isto tako običnog života.
No, upravo gotovo fragmentarna struktura, te za ovoga pisca karakteristično ritmičko, motoričko pulsiranje humora čini te situacije neobičnima, a njihovo nizanje budi neku čehovljansku sjetu, tugu koja prati iznevjerena očekivanja, ona koja nužno u ovoj predstavi vode tek prividno sretnom kraju. Jer komedija i jest uvijek duboko upletena u nesreću. Stoga današnje (ne)društvene okolnosti traže od nas da raskrinkamo taj Mirandolinin sretan kraj u kojem se ogleda sve naglašenije propadanje gdje je komično samo i ponovo maska koja skriva bespoštednu borbu za vlastiti komadić sreće. Ali sreća na kraju ostaje nedostižna. Jer smo zarobljeni u vremenu koje nam je ukinulo pravo na Utopiju.
Željka Udovičić Pleština